Il combattimento nel Kali filippino

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Questa è la seconda parte dell’articolo dell’FBFight Arti Marziali Torino sul Kali Filippino.
In questa parte si parlerà della pratica con le armi di questa arte marziale.

Come detto in precedenza questa arte marziale ha un certo numero di stili che provengono dalle varie aree geografiche dell’immenso arcipelago filippino, ma che sono anche il risultato del lavoro di unione dei vari ceppi tradizionali fatto da grandi Maestri.

Primo fra tutti Guro Dan Inosanto, ma non solo lui… e nell’articolo vedremo di parlarne, per quanto possibile.

Per prima cosa parliamo del combattimento con le armi, quelle che lo studente usa sono un bastone di circa 70 centimetri di lunghezza, a volte possono anche essere due bastoni di lunghezza uguale.

Poi impara l’uso di una serie di daghe tradizionali, più che di una spada, che possono essere lunghe e dritte oppure corte e ricurve.
Di solito insieme ai bastoni corti (70cm) in contemporanea si incominciano a mettere i fondamenti del lavoro di coltello.

Questo è il più impegnativo lavoro tecnico in assoluto, in quanto la quantità di routine, angoli, difese, attacchi, è tale che ci vuole molto tempo per impararlo davvero tutto.

Ma se un giorno vi capiterà di osservare un esperto di coltello filippino, la qualità del suo movimento e l’impostazione tecnica sono inconfondibili.

I vari disegni delle daghe e dei coltelli, sono una peculiarità etnica e come tali sono il risultato di un evoluzione stilistica legata sia alle condizioni ambientali oltre che all’utilizzo specifico in combattimento.

In questa arte marziale si prediligono le armi da allenamento in metallo perché la sensazione di avere in mano un arma “vera” è fondamentale.

Lo studente di questa arte marziale impara ad usare queste armi assieme ad un partner, inizialmente seguendo un certo schema prestabilito (routine) per automatizzare sensibilità, traiettorie e strategie. Da utilizzare poi nell’eventuale combattimento “reale”.

Dopo le armi nel Kali abbiamo combattimento a mani nude

Come già detto nel precedente articolo dopo aver imparato l’uso delle armi si impara il combattimento a mani nude.

Qui è il caso di aprire una piccola parentesi dato che il Kali filippino ha sviluppato una sua propria branca per il combattimento a mani nude chiamato Panantukan di cui si è parlato in un precedente articolo nel sito di FBFight Arti Marziali Torino.

Ancora più particolare il combattimento a mani nude ha altre due suddivisioni: quella in cui si impara ad usare i calci, principalmente nelle parti basse del corpo per evitare reazioni dell’avversario, il cui nome è chiama Sikaran, per ultimo il combattimento usando le leve articolari denominato Dumog.

I combattimenti per allenamento avvengono ovviamente con un partner. Quasi nulla nelle Arti Marziali Filippine si allena in solo, pur utilizzando l’allenamento a vuoto per affinare il lavoro tecnico/applicativo.

Lo scopo di questi esercizi è quello di aiutare lo studente a far nascere in lui la prontezza necessaria al combattimento reale contro un avversario, e a distinguere i colpi del suo antagonista usando il tatto al posto della vista, in quanto come si sa la mano è più veloce dell’occhio.

Essendo specializzato proprio nelle arti marziali citate in questo articolo il direttore tecnico dell’FBFight Torino Fulvio Berno può essere definito un esperto di questo tipo di lavori.

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